E’ morta Pia Trombetta, una donna che senza pericolo di smentita è stata una delle esercenti del nostro territorio più amata e benvoluta, e non solo per i suoi manicaretti, soprattutto i panini alla polpa di granchio a qualsiasi ora delle notti brave, quando i ragazzi stremati da danze metropolitane, musica e amore avevano bisogno di qualcosa da buttar giù prima di andare a nanna e rincuorare i genitori dell’evvenuto ritorno.
A Pia Trombetta, napoletana verace nel cibo e nella voce, piaceva questo ruolo di eterna giovane tra i giovani, soprattutto quelli che le solleticavano le corde di una certa visione del mondo, basata su una giustizia sociale che all’epoca (sic!) era egemone di una sinistra forse fallace, ma quantomeno senza ancora crisi di identità.
E infatti Pia Trombetta era il classico esempio del “sociale” che non si arrende, e che diventa parte attiva e consapevole della propria esistenza, dando a stretto giro di posta agli altri e quindi a una vita declinata, qualsiasi lavoro tu faccia, all’idea che ognuno ha il diritto di avere il suo ruolo nel mondo, facendo, però, scelte di campo.
Avendo coraggio, dunque, anche se si fa l’esercente pubblico: non a caso era un’amica di Pasquale Cavaliere, con cui a Ciriè aveva condiviso, tra gli altri, l’impegno nella lotta per il diritto di avere una casa: accampandosi per alcune notti con una tenda nell’atrio del municipio.
Erano i primi anni 90, un decennio in cui davanti alle nefandezze perpetrate all’ambiente e alla collettività c’era ancora chi si incatenava a dei silos pieni di veleni senza passare per eversivo, o peggio, terrorista.
L’impegno politico, l’interesse alla cooperazione, agli ultimi del mondo, dunque, erano tra le passioni più grandi di Pia: l’altra, come è noto, era la cucina, che era, checché ne dicessero i (pochi) detrattori, semplice e genuina… come lei.
Ciao Pia
Addio a Pia Trombetta, personaggio unico dell’aggregazione sociale nel Ciriacese