Nel primo giorno della rivoluzione della geografia giudiziaria, ovvero venerdì 13 settembre, Carlo Maria Garbellotto, presidente del tribunale di Ivrea, arriva negli uffici di Ciriè accompagnato dall’autista. «Ma la macchina è la mia, anche se, in verità, non si potrebbe fare», inizia subito con una battuta davanti al personale che, nel giro di due anni, dovrà essere assorbito dalla maxi sede di Ivrea con competenza su 523mila abitanti. Ci sono il neo presidente dell’associazione degli avvocati di Ciriè e Valli di Lanzo, Paolo Galizia, il suo predecessore Matilde Chiadò e il personale di cancelleria. «Che volete che vi dica – allarga le braccia Garbellotto – speravate in una proroga, in un passaggio graduale delle competenze? No. I nostri apparati sono una vergogna, non capisco il criterio che ha ispirato questa riforma concepita di botto, senza affrontare passaggi graduali. Ma ora ci organizzeremo». Si sfoga: «Dovrei avere un organico di 18 giudici e siamo in sette, almeno fino a febbraio, ditemi come possiamo lavorare».
(Il servizio completo sul giornale in edicola giovedì 19 settembre)
Giustizia, partita la rivoluzione: il tribunale di Ciriè accorpato ad Ivrea