Ora è ufficiale: per i prossimi due anni il tribunale di Ciriè non chiuderà. Le cancellerie e gli uffici di via Andrea D’Oria continueranno a lavorare, come deciso dagli esperti del ministero di Grazia e Giustizia, su richiesta di Carlo Maria Garbellotto, il presidente del foro di Ivrea dove, nel 2015, verranno fagocitate le pratiche dibattute a Ciriè. Una buona notizia a metà. Anche perché, proprio Garbellotto ammette: «Hanno già presentato domanda di trasferimento dalla sede di Ciriè a quella di Torino ben tre funzionari su sei, quindi non so come si possa lavorare». Non solo. «Il ministero può anche decidere di lasciare operative le aule di Ciriè, ma senza un numero congruo di giudici diventa un pasticcio. Nella sede di Ivrea lavorano sette magistrati, se non ne vengono assegnati di più sarà un guaio». Da quello che si estrapola dal decreto negli uffici di via Andrea D’Oria, nella cittadella di Ciriè 2000, si tratteranno esecuzioni coattive, processi concorsuali, volontaria giurisdizione e famiglia. A grandi linee quello che si è sempre fatto. «Infatti mancano le ingiunzioni, gli sfratti, la parte più consistente del lavoro che si svolge nelle aule di giustizia – evidenzia ancora Garbellotto che ha sempre apprezzato la professionalità dei dipendenti del tribunale di Ciriè – chiederò al ministero degli ampliamenti delle competenze, altrimenti non si va da nessuna parte». Si arrabbia: «Oggi posso contare su 18 magistrati in tribunale e 6 in Procura, con la ridistribuzione attuale della giustizia servirebbero almeno 35 magistrati a palazzo di giustizia e una ventina in procura. La riforma della giustizia andava pensata a gradi, non tutta in una volta».
(I servizi completi sul giornale in edicola giovedì 5 settembre)
Ciriè, il tribunale non chiude e resta aperto fino al 2015