Quando aveva 24 anni e faticava sui pedali già da qualche tempo, correndo nei dilettanti su e giù per le strade italiane, si accorse di lui nientemeno che il “campionissimo” Fausto Coppi: «Voglio nella mia squadra quel Cainero, un passista scalatore perfetto».
Era il 1956. E così Pino Cainero, arrivato ad Altessano da Nimis, in provincia di Udine, quando era un neonato di appena nove mesi, diventò uno dei gregari dell’Airone nella squadra professionistica della Carpano-Coppi. E da quel momento Cainero iniziò una carriera che si concluse nel 1961. Macinò migliaia di chilometri, costellati di grandi fughe e volate memorabili. Sabato 28 luglio i suoi amici di sempre si sono radunati per festeggiare il suo 80esimo compleanno, nel dehor dello storico bar De Florio di corso Garibaldi. Una rimpatriata per abbracciare Pino che, da un po’ di tempo, è stato colpito da una emiparesi da ictus che gli impedisce di deambulare e di esprimersi correttamente. «Avrebbe dovuto venire anche Marina, la figlia di Coppi, che abita a Novi Ligure – ammette Giacomo Previgliano, per tutti “Gim”, amico di Cainero, anche lui venariese – ma è stato bello comunque, grazie alla presenza di molti ex corridori che, ancora una volta, hanno voluto fare sentire tutto il loro affetto a Pino». Alla festa per gli 80 anni di Cainero sono arrivati, uno dietro l’altro, come se fosse una gara a cronometro, il nolese Franco Balmamion (che si aggiudicò due edizioni consecutive del Giro d’Italia, senza mai vincere una tappa), Guido Messina, che vinse cinque titoli mondiali nell’inseguimento individuale, poi Tino Coletto, Angelo Marello, Giorgio Odegna, Giacomo Picca Garin, Walter Martin, Italo Zilioli e altri. Nomi che hanno disegnato pagine di un ciclismo quasi eroico.
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Gli 80 anni di Pino Cainero, il gregario di Coppi