Il Tribunale di Ciriè non può essere accorpato ad Ivrea. È questo quello che è emerso dalla riunione, convocata sabato mattina dal sindaco di Ciriè, Francesco Brizio, alla quale hanno partecipato anche diversi parlamentari. «La decisione di accorpare gli uffici di Ciriè con quelli di Ivrea è ignobile – ha detto senza mezzi termini l’avvocato Giuseppe Garrone, presidente degli avvocati di Ciriè e Valli di Lanzo – Chi ha preso questa risoluzione dovrà anche rispondere degli enormi disagi che si creeranno tra gli utenti».
Il sindaco Francesco Brizio, ancora una volta, ha ripetuto «che il Ciriacese non ha nulla a che spartire, sia geograficamente che culturalmente, con l’Eporediese, dove è prevista la costituzione di un nuovo Palazzo di Giustizia entro i prossimi cinque anni». «Ma proprio in questo lasso di tempo dobbiamo cercare di salvaguardare l’amministrazione della giustizia sul nostro territorio, cercando assolutamente di non perderla -ha sottolineato l’avvocato Matilde Chiadò – Tempo ce n’è ancora, ma dobbiamo iniziare a lavorare subito». Tutto, però, deve essere ancora vagliato dal Parlamento, anche se avrebbe già ottenuto il parere favorevole del Consiglio superiore della Magistratura. Solo la scorsa settimana, infatti, il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, ha evidenziato come questa sia «una riforma storica che riorganizza una geografia giudiziaria ferma al secolo scorso».
Ovviamente non tutti la pensano così, a cominciare dal deputato leghista Walter Togni, di Nole, che ha assicurato di «essere al fianco degli amministratori locali e dei cittadini in questa battaglia per mantenere un servizio fondamentale. D’altronde, scusate se mi permetto, c’è un ministro di San Carlo che di questo problema potrebbe occuparsene in maniera più concreta».
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Andrea Trovato e Gianni Giacomino