Il sistema capitalistico è al collasso, i sindacati sono fuori dalle fabbriche, il debito aumenta e la democrazia è in crisi, almeno quanto la finanza. Questi i problemi emersi durante il primo del nuovo ciclo di incontri della sede ciriacese della Federazione della Sinistra, teso a ripensare un’organizzazione sociale e una struttura economica che guariscano le persone dalla crisi. Attingendo paradigmi e risposte dal tradizionale arsenale della sinistra radicale.
Venerdì sera, durante l’incontro coordinato da Giustino Scotto al salone Bossetto, sono intervenuti Armando Petrini, segretario regionale di Rifondazione Comunista, Vincenzo Chieppa, segretario di Pdci Piemonte e Fulvio Perini, sindacalista ed esponente storico del movimento operaio torinese. Tra le tante e complesse problematiche portate alla luce, una manciata di soluzioni per l’azione politica: costruire un’avanguardia consapevole, favorire lo scambio di opinioni e di notizie tra le persone, in modo da evitare brutte sconfitte culturali come avvenne per il movimento operaio, svelare le contraddizioni del sistema e denunciarle scontrandosi, uniti in movimenti forti, su temi precisi, come hanno fatto i “No Tav” e il comitato “Acqua bene comune”, che in dieci anni di arduo impegno è arrivato al referendum vincendo su tutta la linea.
A livello di azioni territoriali, la prima denuncia parte da Chieppa: «Gran parte dei sindaci si sono trasformati in meri notai, che registrano le scelte che vengono dall’alto e le accettano senza batter ciglio, facendo ricadere gli effetti sui servizi ai cittadini». E a livello locale le criticità non mancano: «Negli anni, le Valli di Lanzo e il Canavese hanno subìto una perdita di identità territoriale – ha sostenuto Scotto – acutizzando problematiche che prima si fermavano alla prima cintura del Torinese e perdendo un’autonomia culturale ed economica. Ciriè e le aree limitrofe, poi, vivono nel paradosso: si è voluto puntare sui servizi, sul settore terziario, e si è abbandonata del tutto la sfera produttiva, si pensi alle realtà industriali di Germagnano o Rocca. Il risultato è che ora non abbiamo né una città dei servizi, né una città industriale».
La Federazione della sinistra si confronta sulla crisi