È di questi giorni la notizia di un senza tetto marocchino che, nella notte di lunedì 13 febbraio, ha bruciato una panchina per scaldarsi dal freddo; un rogo che ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco e dei carabinieri (l’uomo è stato arrestato e successivamente rimesso in liberà). Il fatto denuncia l’impoverimento sociale in questo periodo di crisi economica anche in una città come Rivarolo, definita il salotto del Canavese. In cui però fabbriche e negozi chiudono, senza eccezioni.
«Mi ha colpito ciò che è avvenuto, eppure noi del Ciss38 avevamo attivato un servizio di aiuto per i senza tetto – sottolinea Alessandro Ratto, presidente del Ciss38 – A Rivarolo abbiamo a disposizione la sede del consorzio per ospitarli, soprattutto nelle notti più fredde, con la Protezione Civile o la Croce Rossa, avevamo portato lì alcune brandine. Ma la difficoltà è soprattutto quella di convincimento, molti di loro non vogliono lasciare la situazione in cui vivono, che sia un container o una roulotte». I senza tetto monitorati sul territorio sono ancora un numero ridotto, una mezza dozzina di persone, molti di loro potrebbero però non essere segnalati alle strutture socio-sanitarie: «Sono infatti molti di più – dice Ratto – Nel dato fornito non si inseriscono gli stranieri». Chi perde il lavoro, la casa e la famiglia versa in situazioni di forte disagio e forse le Amministrazioni comunali potrebbero fare di più per monitorare la popolazione: «A Rivarolo abbiamo sempre gestito bene tali emergenze, oltreché con il Ciss, con la Caritas – precisa Renato Navone, assessore alle Politiche sociali – L’Amministrazione quando è a conoscenza di un caso deve prontamente segnalare a loro la situazione».
Fa freddo e la città si accorge della presenza dei clochard