Sono giunti a compimento i lavori di restauro della chiesa parrocchiale di Favria e domenica 19 febbraio, alle 17, tutta la comunità festeggerà la fine del cantiere, con una messa solenne, celebrata alla presenza del vescovo di Torino, Cesare Nosiglia.
Il percorso, che ha visto protagonista la chiesa parrocchiale, edificata nel 1770, è stato frazionato in tre tappe, in cui è stato suddiviso il restauro della chiesa e se si è arrivati alla fine dei lavori è anche grazie alla contribuzione dei tanti favriesi che nei mesi si sono prodigati in offerte. Ma il restauro dell’edificio si deve soprattutto al medico Bartolo Borgialli, che in due riprese aveva sostenuto economicamente l’opera, attraverso delle donazioni ingenti. Complessivamente l’investimento è costato circa 350mila euro e di questi quasi 200mia sono stati coperti dalle donazioni del medico.
Suddivisi in tre lotti, i lavori alla chiesa sono iniziati con una prima fase, che ha visto la ristrutturazione del presbiterio, delle pareti e l’altare superiore, mentre il secondo lotto è stato quello più difficoltoso, sia dal punto di vista economico sia logistico, in quanto si è trattato di mettere mano alla cupola e al lanternino superiore, con la necessità di montare un ponteggio decisamente ingombrante (alto almeno 20 metri) e che ha comportato un costo non indifferente (pari al restauro della cupola): circa 130mila euro.
Un’opera imponente, ma che grazie alla donazione del medico Borgialli è stata portata a compimento. Tra i benefattori anche la Fondazione Crt che ha donato 20mila euro. «I lavori del secondo lotto sono finiti grazie alla prima oblazione del dottor Borgialli – sottolinea il parroco don Gianni Sabia – oggi abbiamo ultimato anche il terzo lotto, in quanto avevamo già raccolto il 40% dei fondi dalle offerte della comunità; poi puntuale come sempre, la Provvidenza è arrivata con una nuova oblazione da parte del medico, pari al 60% mancante».
La terza parte dei lavori ha richiesto un intervento sulle pareti e le cappelle laterali, per restituirle al loro antico splendore.
Già dalla prima messa celebrata nella parrocchiale, don Gianni ebbe modo di capire come ai favriesi stesse a cuore la sorte della chiesa: «Ricordo quando entrai qui per la prima volta e rimasi a bocca aperta per lo splendore che la parrocchia custodisce – racconta don Gianni – Subito notai i fedeli che stavano ordinando e pulendo l’edificio, a testimonianza della loro legame con la chiesa. Avvicinandomi, condivisi con loro il mio entusiasmo. Mi fecero notare che l’edificio era di una bellezza straordinaria ma che c’era bisogno di intervenire per preservarla dal tempo. E con il tempo e l’aiuto della Provvidenza, siamo riusciti fare anche questo».
Chiesa salvata da un medico