CIRIÈ — Era un giorno d’inverno freddissimo quel 25 febbraio del 1962 quando il giovane sacerdote don Giuseppe Genero fece il suo ingresso nella parrocchia di San Martino a Ciriè, dove da 50 anni svolge il suo ministero. Lo ricorda come se fosse ieri: ad attenderlo nella piazza di San Martino, affollata di fedeli e di amici giunti da Cavour, Torino e Volpiano, c’erano il sindaco della città, Giovanni Mussa, il vicario di Ciriè, don Giovanni Massa, il cancelliere della Curia, don Tito Badi, gli onorevoli Carlo Donat Cattin ed Emanuela Savio, monsignor Josè Cottino, oltre a numerose personalità della zona e all’ingegner Luigi Brizio, in rappresentanza dei parrocchiani. «Il primo impatto con la città fu molto positivo – ricorda don Giuseppe. Ciriè è una città accogliente e mi sono sempre trovato bene sia con gli amministratori che si sono susseguiti in questo mezzo secolo, sia con la gente e con tutti i parroci e viceparroci che si sono susseguiti nella città».
Sulla porta della bella chiesa settecentesca all’imbocco di via Vittorio Emanuele fu accolto dal vicario economo don Felice Pejretti e poi si svolse la cerimonia della presa di possesso della parrocchia, come ricorda il Risveglio dell’epoca. Un lungo e paziente lavoro attendeva il giovane sacerdote, chiamato a sostituire un altro parroco storico di Ciriè: don Guido Gribaldi che per oltre 20 anni resse San Giuseppe e poi fu chiamato dal Vescovo a lavorare presso la parrocchia di San Gioacchino a Torino. Ad accompagnare don Giuseppe a Ciriè furono le due sorelle, Rina e Lia, poi nel novembre dello stesso anno lo raggiunsero anche i genitori, Nicola e Maria, e i fratelli Renzo e Gigi. Il sostegno della famiglia fu molto importante per don Genero, perché tutti i suoi famigliari si resero subito disponibili a lavorare per il bene della parrocchia e della comunità dei fedeli ciriacesi. «Allora la realtà era molto diversa da quella di oggi – spiega don Giuseppe – la parrocchia contava 3.500 persone e oltre 1.200 venivano a messa la domenica. L’affluenza dei fedeli era tanta, sia nel capoluogo che nella frazione Ricardesco, dove ogni domenica andavo a celebrare la messa nella cappella campestre di San Michele, senza acqua, nè riscaldamento».
Tante le opere realizzate da questo parroco poco incline a mettersi in mostra, piuttosto schivo e riservato, che ha dato tutto se stesso alla sua comunità di fedeli. Proprio nella frazione Ricardesco, nel 1975, venne inaugurato il nuovo e moderno centro religioso, dove ancora oggi ogni domenica si celebra messa. Poi l’ampliamento dell’oratorio con l’acquisizione di casa Seita e successivamente, nel 1978, l’alienazione della cascina della parrocchia, che ha consentito di avere a disposizione numerosi locali per le attività parrocchiali, per il catechismo, per il Presepe sotto la neve e per la mensa Caritas. Don Giuseppe Genero è anche un appassionato ricercatore storico e un amante dell’arte, soprattutto dei tesori delle chiese della parrocchia che oltre alla chiesa madre conta anche il bel complesso romanico di San Martino e l’edificio di San Sudario, nella via omonima.
Ha pubblicato libri e opuscoli dedicati alla parrocchia e alle sue chiese, ma soprattutto ha lavorato per preservare dal degrado tele, affreschi, ancone, edifici, campanili. Tra i lavori più impegnativi vi è certamente il recupero dei begli affreschi di San Martino e quello della cappella della Consolata, il restauro della pala cinquecentesca della Madonna dei Mercanti e quello dell’ancona del coro che raffigura la Madonna in trono con Santi. Poi sono venuti i restauri delle grandi tele del coro e di varie altre della chiesa di San Giuseppe, il recupero dell’antico organo settecentesco del Concone, il rifacimento del pavimento e della facciata di San Sudario fino ad arrivare alla ristrutturazione del tetto dell’oratorio e al restauro di altre 6 tele della chiesa dedicata al Sacro Lino, ancora da presentare ufficialmente al pubblico.
«Questi decenni, tutto sommato, sono passati velocemente e mai più avrei pensato di trascorrere 50 anni a Ciriè – commenta don Genero – certo oggi i fedeli sono meno numerosi di un tempo, ma sicuramente sono più motivati e io posso contare su un discreto numero di volontari che supportano l’attività della parrocchia, sugli altri sacerdoti della città, sul diacono Carlo Mazzucchelli e su una cantoria che da sempre segue le celebrazioni con dedizione».
A festeggiare i 50 anni di presenza in città del parroco don Giuseppe Genero sarà lo stesso vescovo Cesare Nosiglia, che sabato 10 marzo, alle 18,30 presiederà la concelebrazione ufficiale. Poi un momento conviviale presso il salone dell’istituto Ernesta Troglia. La comunità dei fedeli donerà al suo parroco un nuovo ambone destinato alla chiesa di San Giuseppe. Le offerte e le iscrizioni alla cena si raccolgono presso l’ufficio parrocchiale di San Giovanni.
numerosa famiglia contadina di Cavour, don Giuseppe Genero nacque nel 1926. Formata da 8 figli, di cui sei maschi e due femmine, questa bella realtà familiare ha avuto nel suo seno un’altra vocazione: quella di Padre Meo, gesuita, docente di teologia presso le università di Napoli e Messina, scomparso nel 2001.
«Sono nato a borgata Le Crusaglie di Cavour – ricorda don Giuseppe- mio padre faceva il contadino e poi fu per anni giardiniere di Giovanni Giolitti e della famiglia Peyron».
Il giovane Giuseppe compì gli studi prima a Giaveno e poi a Chieri e a Torino. Venne ordinato sacerdote il 29 giugno del ‘49 e il suo primo incarico fu quello di assistente ai chierici nel seminario di Rivoli; poi da ottobre del 1950 a giugno del ‘51 seguì il corso di orientamenti pastorali alla Consolata di Torino. Dal 1951 al 1956 venne nominato viceparroco a Volpiano e successivamente fu trasferito presso il santuario di Santa Rita, fino a quando nel 1962 ottenne la nomina a parroco a Ciriè, nella parrocchia di san Martino, poi unita a quella di san Giovanni nel 1986. Oggi, insieme a don Guido Bonino, è coparroco della parrocchia dei santi Giovanni Battista e Martino. Per 40 anni accanto a don Giuseppe visse la sorella Lia, scomparsa nel 2002, che si prendeva cura della casa parrocchiale e del fratello. A Ciriè si sono sposati e vivono tuttora i fratelli Renzo e Gigi e la sorella Rina.
d.c