La comunità di Varisella ha accolto le spoglie di don Giocondo Cabodi, il parroco “padre del paese moderno”. Domenica 5 febbraio, la bara, trasferita dal cimitero di Mathi, è stata accolta dal parroco don Aldo Bertinetti e da don Bonetto, compagno di don Cabodi in seminario. È stato Piermichele Colombatto a introdurre il sindaco di Mathi, dove il sacerdote nacque il 28 novembre del 1918 e fu sepolto nel 1966. «Non è consuetudine far festa attorno ad una bara – ha detto Crispino Caudera – ma oggi non celebriamo un funerale, bensì un ritorno. Il vostro gesto, amici di Varisella, è un grande omaggio che onora don Giocondo e la vostra comunità».
Il 20 giugno di 55 anni fa, faceva freddo e c’erano molte nubi su Varisella. Proprio come domenica scorsa. Eppure il paese, oggi come allora si è riunito tutto nella piccola chiesa del paese, dove, si sono succeduti all’altare don Gigi Tarquini, don Vincenzo Chiarle, don Vittorio Perotti e don Aldo Bertinetti.
Don Cabodi, è stato il “padre della Varisella moderna”. Negli anni del boom economico – che per la montagna è stato vettore di spopolamento e di emigrazione verso la città e le sue fabbriche – il sacerdote ha dato input ad attività e servizi, fino ad allora impensabili. La creazione della Filarmonica, sempre sostenuta negli anni passati a Varisella. O ancor di più l’impegno per fare arrivare in paese la luce elettrica, tra contatti con politici, “onorevoli” deputati e amministratori provinciali.
«Don Cabodi amava la musica, lui stesso suonava – ha sottolineato Armando Crosa, presidente della Filarmonica – e coinvolse con il suo entusiasmo tanti giovani. Insieme hanno vinto la sfida e quest’anno la nostra banda festeggia i cinquantacinque anni, con ancora soci fondatori attivi o sostenitori. È per noi un dono avere a Varisella le spoglie di don Cabodi, che riposeranno accanto a molti dei suoi ragazzi e allievi».
Con emozione il sindaco Mariarosa Colombatto ha ricordato i tratti salienti del sacerdote: «Aveva grande attenzione verso i giovani e tutti i parrocchiani, non solo grazie al suo carisma, ma per la convinta testimonianza di fede, che si traduceva in azioni concrete: la formazione di una corale, la creazione della banda, ma soprattutto la vicinanza alle famiglie, il contributo allo sviluppo del paese. Azioni cui dava spazio accanto al suo ministero sacerdotale».
Don Cabodi è stato tumulato accanto a don Luigi Tarquini, suo successore. «È bello – ha detto don Bertinetti – che una comunità ricordi così un prete. Perché questo crea identità, dà continuità alla sua storia». Una storia che i varisellesi possono rivivere anche con le immagini della mostra biografica allestita presso la sala della Filarmonica, aperta ancora sabato 11 e domenica 12 febbraio dalle 15 alle 18.
Il ritorno di don Cabodi a Varisella