Conosciamo ormai molto delle Valli di Lanzo, della loro storia e dell’ambiente che le caratterizza, ma ignoriamo, perlopiù, quanto vi è nascosto nel sottosuolo. Qualcuno sta cercando però di mettere in luce questo ricco patrimonio e di divulgarne i risultati. Uno di questi è il mezzenilese Mario Caiolo, da tempo appassionato di minerali, componente del Gruppo Mineralogico di Lanzo ed oggi, anche entusiasta ricercatore del passato estrattivo e metallurgico della zona. «Ho iniziato nel 2003 ad occuparmi di miniere – spiega Caiolo – a frequentare i siti conosciuti e a ricercarne altri». Il carattere tenace e caparbio di Mario, gli consente di portare avanti un censimento lungo e spesso disagevole, che gli ha permesso di rilevare finora ben 260 siti minerari. «Questi – ci dice- non sono solo miniere che si introducono nei versanti, ma anche trincee in superficie che seguono filoni affioranti, oppure edifici dove il materiale veniva lavorato. Alcuni di questi sono vicini e raggiungibili in pochi minuti, per altri occorrono anche 6 o 7 ore. Ognuno di essi, dopo la visita sul posto, viene poi accuratamente fotografato, catalogato, riportando una relazione sullo stato esistente e corredato, dove possibile, di ulteriore documentazione archivistica e storica».
Grazie all’esperienza maturata e alla presenza di accompagnatori fidati, avviene poi anche l’ispezione interna dei cunicoli, “spesso stretti, instabili, coi sostegni marciti dall’umidità ma, dal grande fascino: un’esplorazione che viene fortemente sconsigliata agli inesperti per l’evidente pericolosità di questi luoghi”.
La storia più remota e i primi insediamenti abitati in permanenza nelle valli risalgono proprio agli sfruttamenti minerari, quando l’estrazione dei metalli caratterizzava l’economia del territorio: «Si lavorava soprattutto il ferro, ma si ha traccia dell’estrazione di talco, amianto, argento, rame, cobalto, nichel, manganese e perfino dell’oro. Però nella mia ricerca sto censendo anche le cave di estrazione del marmo, delle lose, delle pietre da macina, da muro e di quelle da mola fino alla calce – asserisce Caiolo – Sto inoltre ricostruendo la cronologia dal Medioevo ai nostri giorni delle varie concessioni e autorizzazioni necessarie prima di iniziare qualsiasi operazione di scavo, dell’esistenza dei forni fusori fino alle lavorazioni metallurgiche. I primi documenti ritrovati risalgono al 1200. E poi ancora mi occupo della terminologia tecnica delle lavorazioni, degli strumenti, del frasario che caratterizzava gli addetti ai lavori». «Vorrei che la mia ricerca si concretizzasse in due volumi ai quali sto pensando. Nel frattempo, sarei grato a coloro che volessero farmi pervenire segnalazioni e documentazione su realtà minerarie della zona».
In questi anni Mario si è dedicato alla riscoperta della professione dei chiodaioli, sia come componente del gruppo di appassionati che fa rivivere questo tradizionale mestiere nelle numerose dimostrazioni in giro nelle manifestazioni paesane, sia come autore di una recente e approfondita pubblicazione in merito, “Gli artigiani chiodaioli di Mezzenile”.
Mario Caiolo alla scoperta dei tesori del sottosuolo