Da anni e anni ormai una serata in compagnia dei Magnoutoun è una serata speciale: ci sono canti, scenette, monologhi e quella comicità esilarante e insieme un po’ amara degna della migliore satira della nostra lunga tradizione letteraria. È un incontro col mondo in cui viviamo, un saggio del nostro tempo, oltre che uno spettacolo. Ma quello presentato venerdì e sabato scorsi nel salone delle feste è stato un vero capolavoro.
“Gente che va, gente che viene”, come sempre nella vita… anche se negli ultimi tempi la gente quassù non viene più tanto, è più quella che se ne va. Perché? Che cos’hanno le terre alte che non va? O che cosa non hanno? Forse è colpa del temperamento chiuso dei valligiani, che amano starsene a casa propria in pace, lontani dal frastuono e dal fastidio dei turisti, che non sono soliti dare subito confidenza agli estranei, che paiono spesso burberi e impacciati di fronte ai forestieri: non sono simpatici, non sono abbastanza ospitali… questi “drolu”?
O forse è la difficoltà di vivere lassù, in un mondo silenzioso e povero di attrattive, che scoraggia? La prima immagine è quella di un angolo di passato in cui il progresso e il villaggio globale non siano che slogan uditi da eco lontane. E la mancanza, o per meglio dire il saccheggio sistematico dei servizi di pubblica utilità da parte di un governo o dell’altro ha contribuito alla costruzione di questo immaginario: prima la farmacia, il cinema e i locali per i giovani, poi il treno, l’ufficio postale, i Carabinieri, le banche e l’ospedale, ora addirittura il Comune! Saranno anche i montanari tradizionalmente resistenti al rinnovamento, ma qui diventa difficile persino conservare quel poco che è rimasto. E pensare che soltanto un secolo fa erano queste le valli del re e della prima villeggiatura torinese, degli artisti come Pastrone e la Duse, degli alpinisti e degli ingegneri… e ancora negli anni Settanta ogni più piccolo borgo brulicava di turisti! Che ne è stato di questa età dell’oro?
Un’ineguagliabile Carla Cavatore cita la pubblicità dell’Agenzia delle entrate – “Se tutti pagano le tasse le tasse ripagano tutti con più servizi”: – allora chi si è preso i nostri? Anche l’acqua la diamo agli altri senza che ci paghino. Poi telefona a un politico, amico in campagna elettorale, ma non ne ottiene risposte soddisfacenti.
Nel litigio per accaparrarsi i posti di potere nell’ultima lotta tra poveri scendono in scena addirittura i Santi locali, in lizza per un giorno solo di festa patronale per tutta la valle. Gente che va, gente che viene… alla fine chi rimane vive bene, perché apprezza la bellezza di ciò che ha, si aiuta a vicenda, è pronto ad arrangiarsi, ad incassare i colpi e ripartire, trovando sempre il buono nelle cose: l’incanto dei paesaggi, le risorse del territorio, le tracce antiche del lavoro dell’uomo, ma anche la forza e il coraggio di tante persone di buona volontà che fin da piccoli cantano la loro terra con orgoglio. Bravi, Magnoutoun!
Nel corso della serata si è svolta la premiazione dei concorsi di Natale: miglior Albero a Franca e Mauro Palermo, miglior Presepe a Maria Orsola e Bruno Losero. Il prossimo appuntamento in paese è per sabato 4 febbraio alle 21 nel salone delle feste: ballo in maschera a cura della Fanfara cantoirese e del Comitato tradizioni cantoirese, con premiazione del costume più originale e del gruppo più numeroso.
17 Feb 2012
Magnoutoun, satira che colpisce