La memoria rimane anche a supplire un’assenza, un vuoto che non può lasciare indifferenti. La cerimonia svoltasi in Comune venerdì 27 gennaio è stata dedicata dai ragazzi delle scuole a Giuseppe Evangelisti, nolese scomparso poco più di un mese fa e testimone attivo della deportazione degli italiani nei campi di concentramento.
Evangelisti aveva appena 19 anni quando decise di entrare nei Repubblichini di Salò. Nel 1943 era di servizio presso la guardia costiera di Ravenna. La zona venne bombardata; la caserma fu distrutta e Giuseppe con altri compagni decise di scappare verso casa. Riuscì a rifugiarsi nelle campagne emiliane e per quattro mesi mangiò e dormì in una buca vicino alla casa della cognata. Un giorno decise di provare ad entrare per stare un po’ al caldo; venne visto da una parente che, per fare un gesto gentile, riferì ai genitori che era vivo, visto che questi da tempo lo credevano morto. In breve la notizia giunse ai fascisti: fu catturato, portato a Rovigo e rasato. Dovette sfilare per la città con il cartello “traditore della patria”; poi fu schierato con i compagni e sottoposto alla tragica “conta” per decimare il gruppo. Avrebbero sparato al decimo della fila, lui era l’ottavo: si salvò, ma vide morire il suo migliore amico. Venne quindi deportato a Dachau nel ’44; fu poi mandato dai tedeschi Monaco di Baviera per immagazzinare il cibo nei sotterranei della città. Fu liberato dagli americani nel 1945. Al ricordo dei ragazzi nolesi si unisce quello della redazione: Giuseppe Evangelisti, nel 2003, con commozione, raccontò la sua storia dalle colonne di questo giornale.
Commemorato Evangelisti, fu a Dachau