Deliberato, emendato, abrogato, ripristinato, prorogato. Preliminari piuttosto travagliati per il Sistri, il sistema informatizzato per la tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi, nato nel 2009 per volontà del ministero dell’Ambiente, la cui entrata in vigore, tra decreti ed emendamenti, da febbraio è stata spostata ad aprile e poi al 30 giugno.
Il Sistri, la cui gestione è affidata al Comando carabinieri per la tutela dell’ambiente, è stato ideato per combattere il traffico illecito e lo smaltimento illegale dei rifiuti, controllandone il movimento lungo tutta la filiera mediante congegni elettronici. Rispetto all’attuale sistema cartaceo di gestione (che prevede un formulario di identificazione dei rifiuti, un registro di carico e scarico e il Mud, modello unico di dichiarazione ambientale), con il Sistri l’accesso ai dati sarà in tempo reale, il che renderà possibile la tempestiva messa in atto di misure tese alla riduzione sia del danno ambientale, sia della concorrenza sleale tra imprese a vantaggio di quelle che, pur sostenendo maggiori costi per lo smaltimento dei rifiuti, operano nella legalità.
Il Sistri, che a questo punto dovrebbe diventare operativo nel secondo semestre dell’anno, nelle intenzioni del legislatore era sia uno strumento di controllo, sia una semplificazione delle procedure attuata con l’eliminazione delle registrazioni cartacee. Gli imprenditori che in questi mesi lo stanno sperimentando, oneri compresi, sono però scettici se non, addirittura, mostrano il pollice verso. «Costi aggiuntivi e perdita di tempo», «La black box è installata sulla motrice del mezzo e non sul container. Così si controlla l’autista!», sono i commenti più diffusi degli imprenditori del nostro territorio. Si evidenzia anche preoccupazione per l’utilizzo del nuovo sistema, soprattutto tra i meno giovani, che hanno poca attitudine ai mezzi informatici. Ma anche tra gli avvezzi alla tecnologia molte sono le perplessità: «Impegno maggiore di tempo nelle operazioni e non insoliti problemi di connessione alla rete», evidenzia Clara Fretta, della givolettese Omg, operante nel comparto metalmeccanico. Contraria senz’ombra di dubbio anche la ditta Salvagni di San Gillio, che si occupa del recupero di metalli: «Costi e tempi lunghi per l’installazione e la disinstallazione delle black box. Abbiamo fatto un corso, ma a distanza di tempo le procedure si dimenticano». Esitazione anche tra i tessili: «Lo abbiamo sperimentato a luglio, ma presentava ancora qualche problema operativo che abbiamo evidenziato», annota Luca Ferrari della Manifattura Tessile di Nole. Stringato, ma eloquente, il commento che arriva dalla tipografia Graficolor di Ciriè: «Se funzionasse, potrebbe essere una buona cosa. Al momento, così com’è, risulta solo un onere in più. Una piccola azienda a conduzione familiare non si può permettere di avere una persona che si occupi solo della burocrazia. Il tempo che dobbiamo dedicargli viene, per forza di cose, sottratto alla produzione o alla vita familiare. La sera, a casa, siamo costretti a occuparci anche di questo».
Non sono più favorevoli i commenti di Confindustria Canavese, che ha il polso della situazione: «Sono ancora molti i punti che necessitano di chiarimenti da parte degli organi ministeriali e vi sono anche criticità operative, a partire dai dati preoccupanti che arrivano dai test», afferma Alessandro Zaltieri, responsabile del servizio Ambiente e Sicurezza sul lavoro, che evidenzia anche le problematiche di connessione, di usura dei dispositivi usb e black box nonché quelle relative alle variazioni anagrafiche aziendali, dei mezzi o dei vari delegati, oltre al «costo sostenuto dalla aziende per l’iscrizione e il contributo annuale 2011, senza aver ancora potuto utilizzare la piattaforma». Zaltieri evidenzia anche la difficoltà di contattare il Contact Center del Sistri, «per non parlare dei tempi di risposta».
Parere negativo anche dal modo agrozootecnico: «Solo un balzello in più», è l’eloquente battuta del presidente della Confederazione degli agricoltori, Lodovico Actis Perinetto.
Sistri, sistema che complica la vita