Alessio e Yoenna sanno di essere fortunati. Molto fortunati. Erano a bordo della Costa Concordia e si sono salvati. Sono riusciti a farsi largo e a trovare la via verso la vita in mezzo a centinaia di persone che urlavano terrorizzate. «Quando la nave ha urtato il primo scoglio eravamo seduti a tavola per la cena – racconta Alessio Faggio di Ciriè, proprietario del ristorante La Faggiolina – i camerieri hanno cercato di tranquillizzarci “wind, wind”, dicevano. Cioè vento. Invece era l’inizio del disastro». Alessio non perde un attimo di tempo. Capisce che è successo qualcosa di serio: «Ho preso la mia ragazza e sono subito salito sul ponte».
Sono minuti interminabili: caos, confusione. «Erano le 21,30 più o meno, continuavano a dirci che erano problemi tecnici, che tutto sarebbe stato risolto. Poi a mezzanotte è stato lanciato l’allarme e si è scatenato il panico, nemmeno il personale di bordo sapeva cosa fare».
Ancora: «Io e un altro ragazzo siamo riusciti, dopo molti sforzi a mettere in acqua una scialuppa di salvataggio e il motore però non funzionava». Per fortuna arriva una motovedetta dei carabinieri che recupera Faggio, la sua ragazza e altri croceristi, mezzi congelati a causa del freddo.
«Di notte ho ancora gli incubi. Sento la gente che urla, i piatti e le suppellettili che mi cadono addosso. Mi sveglio tutto sudato». È il racconto di Mauro Gaveglio, 48 anni, scampato miracolosamente, con la moglie Anna Bucci di 47, al naufragio della Costa Concordia.
Da sabato sono tornati nella loro casa di Borgaro, ma se la sono davvero vista brutta. «Eravamo partiti da Savona il 7 gennaio – racconta Anna – Avremmo dovuto fare questa vacanza con mia figlia Silvia e il suo fidanzato, ma all’ultimo momento loro avevano rinunciato per ragioni di lavoro. Ero partita, non so per quale ragione con un po’ di paura. Non era la mia prima crociera, però avevo una strana sensazione». Tutto è filato liscio fino a venerdì scorso quando la nave, la Costa Concordia, è andata ad incagliarsi contro gli scogli all’isola del Giglio. «Eravamo ripartiti da Civitavecchia da un paio d’ore – prosegue Anna – Alle 21,15 stavamo cenando al ponte 4, al ristorante Milano. Avevamo appena consumato l’antipasto e il primo quando abbiamo avvertito un forte scossone e un rumore assordante come se avessimo preso in pieno una montagna. I piatti hanno iniziato a cadere dai tavoli, è mancata la luce e la gente ha iniziato ad urlare. C’è chi si è sentito male, chi è caduto. Io e mio marito abbiamo subito raggiunto il ponte. Era buio. Continuavano a dirci che era solo un guasto tecnico ma la nave si inclinava e il terrore cresceva. Eravamo tutti stipati sul ponte sentivamo una voce che parlava a nome del comandante e ci diceva di stare tranquilli, ma non c’era nessuno dell’equipaggio, solo gli inservienti, quasi tutti filippini che non parlavano italiano. Tutto cadeva, entrava acqua, faceva freddo e la gente urlava “fateci scendere”.
«Tutta la vita ci è passata davanti in quel momento – continua Anna – io pensavo solo che volevo tornare a casa e rivedere i miei figli, mentre mio marito, bagnato fradicio tremava come una foglia. Poi finalmente gli inservienti e i camerieri presi da pietà hanno cominciato a staccare le scialuppe di salvataggio. I ganci erano tutti arrugginiti e non è stato facile. Alla fine su una scialuppa che poteva al massimo contenere 120 persone, siamo saliti in 200». Alle 23,30, come tanti altri passeggeri della Costa Concordia, la famiglia Gaveglio ha toccato terra all’isola del Giglio. Mezzora dopo la nave si era stesa sull’acqua.
IN UN VIDEO, LE TESTIMONIANZE DEI NAUFRAGHI
http://youtu.be/3ubGOPdb7Ks
Nadia Bergamini e Gianni Giacomino