Il 15 gennaio è sempre impegnativo per i membri della Società di San Maurizio Martire, nel rinnovato impegno per venerare la reliquia del patrono conservata nella chiesa parrocchiale.
«Ai giorni nostri forse qualcuno si chiederà che senso abbia la venerazione delle reliquie dei santi, ma le persone sensibili alle varie espressioni di pietà popolare ed alla tradizione della chiesa ancora riconoscono in esse un segno, un simbolo, quasi una fotografia di una testimonianza forte, che rinnova in esse l’ammirazione e lo stupore di fronte alle meraviglie che Cristo sa suscitare nei suoi più fedeli amici, riproponendo nel tempo, senza scadenze, splendidi esempi di vita cristiana», spiega Piero Balma-Mion, segretario della Società di San Maurizio, che anche quest’anno ha organizzato la festa di “San Morissi d’Invern”.
L’itinerario consueto è cominciato con la colazione a casa del priore Ferdinando Vivenza. Poi la partecipazione alla messa e il rinfresco nel cortile della parrocchia.
I “dodici apostoli”, così sono chiamati i capi famiglia che compongono la società religiosa, si sono quindi riuniti per il pranzo al ristorante.
Alle 16,30, tutti di nuovo in chiesa per il rosario e la benedizione eucaristica. Dopo non è mancata una visita all’apostolo decano, Maurizio Perona, e la conclusione della giornata a casa del priore entrante, Giuseppe Enrici Vaion.
Le quote sociali versate da ogni membro permetteranno di destinare una sostanziosa somma in beneficenza.
San Morissi d’Invern, l’annuale impegno dei “dodici apostoli” locali