Se ne è andato lasciando un vuoto davvero incolmabile nel cuore di chi, da sempre, cerca di portare avanti e diffondere i valori della Resistenza, ma anche nel cuore di tutti quei valtorresi e non solo, che in questi anni hanno potuto conoscerlo, apprezzando le sue doti umane, specie con i bambini.
Guido Carbi, partigiano combattente nella guerra di Liberazione, è morto nella notte tra sabato 14 e domenica 15 gennaio: aveva quasi 86 anni. Nato a Brione il 29 aprile 1926, visse la sua infanzia dentro al Fascismo. «Ero un balilla, come tutti i miei coetanei, ma non fu mai iscritto al partito. A casa era diverso, perché mio papà era socialista e quindi un perseguitato politico». Prima di diventare partigiano, Guido era un fresatore alla ditta Fiore di via Villarbasse a Torino, che poi si trasferì a Givoletto durante i bombardamenti. All’inizio di aprile del ’44, i tedeschi entrarono nell’officina con l’intento di prenderlo e farlo lavorare per loro. Ma Carbi fu lesto a scappare, rifugiandosi nei boschi di frazione Pragranero, al freddo e nella neve, evitando di dare il suo contributo ai nemici tedeschi. Divenne partigiano nei giorni successivi l’8 settembre, giorno dell’Armistizio, salendo in montagna al Colle del Lys, aggregandosi ai compagni di Collegno e Val della Torre, formando il distaccamento Mondiglio, dal nome di un partigiano ucciso. Tra i momenti cupi e tristi che Guido Carbi ricordava sempre, in ogni circostanza, specie quando si trovava al Cippo di Givoletto, era l’uccisione dei martiri il 23 febbraio del 1945, tra cui Luciano Domenico detto “Undici”, trucidato, appunto, a soli 11 anni. «Ho la pelle d’oca ancora adesso a parlarne – disse in un’intervista del 2003 – perché rivivo quei momenti e non auguro a nessuno di passare quello che ho passato io. Speriamo che queste cose non accadano più. Parlano di rappacificazione, ma per me non è possibile rappacificarsi con quella gente. Se avessero fatto la guerra contro di noi io avrei accettato la loro posizione, ma i comportamenti non sono stati quelli che dovevano essere. E allora la rappacificazione non esiste, non potrei mai dare la mano a un fascista di Salò, neanche dopo sessanta anni».
Nel corso degli ultimi anni Guido ha abbracciato la causa dei “No Tav”. Il movimento lo ricorda con un pizzico di emozione. «Guido era una persona stupenda, un partigiano combattente, ambientalista No Tav, corretto, stimato e molto conosciuto anche in Val di Susa e nelle Valli di Lanzo, collaborando con il Comitato Col del Lys con cui portava avanti le iniziative commemorative e ne seguiva l’Ecomuseo, e soprattutto seguiva le iniziative che amava di più: far conoscere ai giovani i luoghi della Resistenza, i valori dei partigiani e della lotta antifascista». Perché Carbi amava stare in mezzo ai ragazzi, poco più giovani di quelli con cui, negli anni della guerra, ha combattuto sulle montagne attorno al suo paese natale. «Aveva una vitalità al di fuori di ogni immaginazione – racconta con la voce rotta dall’emozione Maria Grazia La Monica, vicepresidente interzonale dell’Anpi – era ancora un giovanotto. Non potrò mai ringraziarlo per l’entusiasmo che mi ha trasmesso in questi anni e la certezza di credere in questi valori che non passano mai. Sapeva attrarre l’attenzione dei ragazzi, era come se avesse ancora tra le braccia i giovani compagni della Resistenza. Ho ancora l’emozione in gola: Guido ci ha dato una grande lezione, di vita e di morte. Voleva che le sue ceneri venissero sparse al Col del Lys, un luogo che gli è rimasto nel cuore».
Alle esequie, celebrate nell’area spettacoli della Pro Loco in forma laica, erano presenti gli amministratori di zona, con la fascia tricolore ed il labaro listato a lutto, i rappresentanti dell’Anpi e centinaia di cittadini. In tanti hanno voluto ricordarlo: toccanti le lettere scritte dai giovani che Guido ha incontrato negli ultimi anni, cercando di trasmettere loro quei valori che, più di sessant’anni fa, hanno ridato la libertà al nostro Paese. C’era anche l’ex assessore regionale, Gianni Oliva, che non è riuscito a trattenere le lacrime dall’emozione. Il corteo funebre ha proseguito la sua marcia al suono di “Bella Ciao”, la canzone che amava e che voleva fortemente per il suo funerale.
L’ultimo saluto al partigiano Guido