È sempre più attuale l’interesse alla valorizzazione della filiera del legno, una grande risorsa montana ancora poco sfruttata. Questa volta, l’attenzione è diretta alle biomasse e agli incentivi che sarebbero necessari per incentivarne la produzione in valle.
Con una lettera al ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, l’Uncem chiede una maggiore attenzione alle specificità delle aree montane nei decreti nazionali che andranno a regolare i nuovi incentivi per lo sviluppo delle energie rinnovabili dal 2013.
L’Uncem Piemonte, con il presidente Lido Riba, si unisce così all’appello dell’Uncem nazionale e dell’Anci, evidenziando il grande ruolo che l’area montana italiana, e piemontese in particolare, giocheranno nello sviluppo della green economy e nel raggiungimento degli obiettivi nazionali nel 2020, secondo quanto previsto dal protocollo di Kyoto.
«Le Terre Alte -sottolinea Lido Riba- possono giocare un ruolo fondamentale nella crescita economica del Paese e nel generare maggiore energia verde da fonti rinnovabili, riducendo inquinamento e impatto ambientale. Da anni l’Uncem sta lavorando in questa direzione, affinché chi vive e opera nelle Terre Alte sia in grado di poter utilizzare al meglio, ai fini energetici, risorse come acqua e legno, senza che queste vengano espropriate -senza un adeguato compenso- da imprese che hanno come unico obiettivo il business. Non possiamo più permettere a un sistema economico “coloniale” di determinare la morte economica dei territori montani.
Con i 553 Comuni e le 22 Comunità montane, stiamo lavorando per un nuovo inizio, per una crescita che farà bene a tutto il Piemonte. Solo per le biomasse, in Piemonte parliamo di circa 2.000 posti di lavoro (20.000 in Italia). Non possiamo sprecare questa occasione».
Se nel decreto rinnovabili gli incentivi non verranno mantenuti sui parametri attuali (sino al 31 dicembre 2012, 280 euro al megawatt elettrico prodotto da biomasse, per quindici anni dalla data di collegamento dell’impianto alla rete), sarà impossibile remunerare adeguatamente le biomasse forestali, quelle cioè collegate al territorio montano, dove è presente il 90 per cento degli 800mila ettari di bosco del Piemonte. Le cifre degli incentivi finora ipotizzate sarebbero compatibili solo con le produzioni secondarie, come biomasse agricole, cimali di pioppo, coltivazioni energetiche o paglie, ma non adeguate alla realtà forestale.
Allo stesso tempo, nel decreto viene richiesto l’utilizzo di cippato di legno certificato, tracciato, pagato adeguatamente ai proprietari dei boschi: tutti aspetti fondamentali, secondo l’Uncem, che però devono essere considerati quando si definiscono le cifre degli incentivi. Se non verranno garantiti 300/320 euro al megawatt prodotto dagli impianti cogenerativi (capaci di produrre energia elettrica e termica) per vent’anni, si mette a rischio la filiera legno delle aree montane, di fatto spingendo chi realizza gli impianti ad importare cippato dall’estero.
«Questo meccanismo è stato drammaticamente perseguito negli anni scorsi -aggiunge il presidente dell’Uncem- con troppi progetti di grandi impianti a biomasse nati senza alcuna garanzia di approvvigionamento locale.
Non possiamo non guardare con preoccupazione a questa condizione e chiediamo al ministro Clini che, prima di firmare i decreti, ripensi le cifre degli incentivi, guardando al territorio montano, dove si possono portare alla biomassa piccoli impianti cogenerativi, garantendo centinaia di posti di lavoro. Facciamo appello agli assessori, ai tecnici della Regione e ai Parlamentari, affinché si facciano interpreti delle richieste dell’Uncem ai tavoli di confronto che il ministero dell’Ambiente e il ministero dello Sviluppo economico promuoveranno nei prossimi giorni».
«Puntiamo sulle biomasse» – L’Uncem chiede al ministro Clini più attenzione verso le aree montane