Presso i binari della stazione, Silvia Marchisio, brillante presentatrice della manifestazione, aveva da poco rievocato l’episodio, quand’è sopraggiunto il treno, e, spontaneamente, si è creata un’emotiva suggestione, con i pensieri dei presenti che volavano a ripensare cosa accadde in quella sanguinosa Epifania di 68 anni fa. Così l’omaggio ai partigiani travesini Giuseppe Pocchiola, Giacomo, Giulio e Guido Vottero, al torinese Felice Lanfranco e ai due cittadini casellesi, Vincenzo Boschiassi e Carlo Cravero, entrambi organizzatori della nascente resistenza antifascista, trucidati dai nazisti il 6 gennaio del 1944, si è fatto più vivo.
L’inatteso fuori programma ha aggiunto valore alla commemorazione organizzata da Comune e sezione Anpi di Traves, Comitato “Caduti 6 gennaio” e Comitato di zona Valli di Lanzo e Ceronda dell’Anpi e iniziata con la messa in memoria dei Caduti e l’omaggio alle lapidi del municipio. Poi, verso le 11 presso l’area attrezzata “Ponte Vecchio” in frazione Rozello, si è formato il corteo aperto dai musici della Filarmonica travesina e seguito dai gonfaloni di Regione Piemonte, Provincia, città di Lanzo decorata per il contributo alla lotta di Liberazione, di parecchi Comuni della zona, dalle bandiere delle sezioni partigiane e dallo striscione della sezione “Giuseppe Rigola” dei tranvieri torinesi.
Di fronte al piazzale della stazione gremito, luogo di memoria dell’inumanità della guerra, i bambini hanno regalato ai presenti pensieri di pace, preparati sotto la valida guida delle loro maestre, “parte buona della società” secondo la definizione di Angelo Boccalatte, vicepresidente dell’Anpi provinciale. Sul ruolo dei giovani e contro l’indifferenza che nuoce alla memoria si sono espressi i sindaci di Traves e di Caselle, Osvaldo Cagliero e Giuseppe Marsaglia Cagnola. «In queste nude lapidi deve entrare la vita e la passione» ha esclamato quest’ultimo.
Subito dopo ha preso la parola una persona che, in quanto a passione, non è secondo a nessuno: Luigi Ciotti. Dal palco, affiancato da rappresentanti dell’Anpi, tra cui Gino Cattaneo e Giovanni Datta e dal consigliere provinciale Raffaele Petrarulo, il presidente di Libera, interrotto più volte dagli applausi, è intervenuto sul rapporto tra società attuale e memoria resistenziale.
Un nesso che dovrebbe trasformarsi in impegno quotidiano personale, attraverso “il morso del più”, e collettivo per rafforzare la democrazia minacciata dalle mafie e dalla corruzione. «I proiettili che il 6 gennaio 1944 hanno colpito questi partigiani hanno colpito anche noi. Dobbiamo sentirli che hanno colpito anche noi, perché oggi c’è bisogno più che mai di questa grande e nuova Resistenza». Poi, richiamando rabbia e coraggio nel concetto di speranza di Sant’Agostino, ha proseguito: “Credo che anche noi, di fronte a tanta violenza, sopraffazione, arroganza, rispetto a tante situazioni che stanno umiliando la vita di tante persone, di fronte a un vento razzista che soffia, alla mancanza del lavoro, di servizi sociali, di fronte a un momento di democrazia molto vago nel nostro Paese, credo che un po’ di rabbia la sentiamo dentro anche noi. Una sana rabbia, perché ci si arrabbia per le cose che si amano. Noi amiamo veramente la dignità per tutte le persone, la giustizia sociale, la libertà, la democrazia: una rabbia d’amore, che chiede a noi di esserci. E al fianco della rabbia, il coraggio, che significa “avere cuore”, come hanno avuto questi partigiani, per costruire dignità e speranza dentro tutte le nostre realtà. È questa la liberazione di ieri e di oggi».
«I proiettili hanno colpito anche noi» – Ciotti ha tenuto l’orazione ufficiale, ricordando la sanguinosa Epifania di 68 anni fa e i valori della democrazia