I bambini delle scuole viucesi e anche quelli della comunità nordafricana ospite presso il Cottolengo hanno fatto da contorno alla bella rappresentazione del presepe vivente, una tradizione per il Comune dell’alta Val di Viù come per moltissimi altri paesi valligiani. La notte di Natale è magica per tutti noi e, per i lemiesi, quest’anno lo è stata ancora di più. Il presepe vivente, con i costumi tipici dell’epoca, è stato progettato nei minimi dettagli dall’Amministrazione che lo ha riproposto anche quest’anno grazie all’impegno di molte persone, tra cui l’assessore Cristina Sapetti. «Il presepe e la nascita di Gesù richiamano il valore della sacra famiglia, il calore del focolare domestico – ha sottolineato la Sapetti. I pastori che accorrono da Gesù per portargli in dono ciò che hanno sono un richiamo alla solidarietà, all’altruismo e a tendere la mano verso chi ha più bisogno di noi. Vale la pena riflettere sul significato più profondo della nascita di Gesù – aggiunge l’assessore lemiese – e il contesto in cui avviene, in assoluta povertà, ma colmo di ricchezza, una grande ricchezza che apparentemente non si vede ma c’è e nasce dai sentimenti di amore, amicizia e di aiuto reciproco. L’amore per il prossimo è la più grande ricchezza che sopperisce ad ogni povertà. La realizzazione del presepe che, quest’anno più che mai, ha visto la partecipazione dell’intera comunità, compresa quella dei profughi, vuole essere un esempio tangibile d’integrazione e di solidarietà tra i popoli».
Una natività all’insegna dell’integrazione