Ernesto Giacomo Maggiore, 59 anni, l’ex direttore dell’Ufficio delle Entrate di Ciriè arrestato per corruzione, resta in carcere. Perché il Tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza di scarcerazione, avanzata dal suo difensore, l’avvocato Vittorio Rossini. A Maggiore, per convincere il collegio del riesame, non è servito presentare le dimissioni dall’Agenzia delle Entrate. E nemmeno giustificarsi, dicendo che, nella busta che si è infilato nella tasca dei pantaloni (tutto è stato ripreso dalle telecamere), invece dei soldi contanti, pensava ci fosse «un bel tartufo».
Dietro le sbarre resta anche Giuseppe Secondo Boero, 73 anni, il proprietario dell’Air Palace di Leinì. Quello che, secondo gli investigatori delle Fiamme gialle, usava ricompensare chi gli faceva dei “favori” con i biglietti delle partite della Juventus e del Torino o con grandi tartufi, dal valore di qualche migliaio di euro. Stavolta per lui le cose sono andate un po’ diversamente. Perché gli inquirenti avevano sistemato delle telecamere nell’ufficio di quello che era il più alto dirigente delle Entrate del Torinese, con un potere invidiabile. Telecamere che hanno filmato quello che accadeva.
Il passaggio delle mazzette sarebbe avvenuto in due momenti distinti: il 6 e il 23 giugno. In entrambi i casi Boero avrebbe “allungato” a Maggiore 2mila euro per volta. Durante la prima occasione, nelle immagini si vede anche Maggiore che apre la busta e controlla il contenuto. Per l’avvocato difensore di Maggiore, Vittorio Rossini, non esisterebbero più le esigenze di custodia cautelare in carcere, come ha anche espresso a Gianni Macchioni, l’ex pretore di Ciriè, il presidente del collegio del Riesame. Non la pensa invece così il pm Roberto Furlan, che ha coordinato i militari della Finanza in quest’operazione. Per il magistrato, infatti, sia l’ex dirigente delle Entrate che Boero, se liberi, potrebbero “inquinare” la vicenda che potrebbe riservare ulteriori sviluppi.
Furlan pare non credere affatto che quelle due buste siano le sole che Maggiore abbia accettato per la «sua disponibilità ad attivarsi per gli amici».
Infatti, come è emerso dalle indagini, sembra che Maggiore incontrasse molte persone anche nei bar «per un caffè» o «per parlare un attimo». Ma queste sono solo delle ipotesi investigative che potrebbero trovare dei riscontri nelle fasi successive dell’inchiesta, nella quale il dirigente delle Entrate e l’imprenditore di Leinì ci sono finiti per caso, visto che la Finanza stava indagando su delle truffe immobiliari.
«Tangente? In quella busta pensavo ci fosse un tartufo»