Battaglia a distanza tra il Consorzio Aree Ata, che avrebbe dovuto realizzare il progetto della shopville, e il sindaco, Giuseppe Marsaglia, alla vigilia dell’approvazione della variante al piano regolatore che cambierà la destinazione d’uso di quei terreni. «Non ci stiamo a veder affossare il progetto aree Ata – scrive il Consorzio in un comunicato – e ha deciso di assumere una posizione netta nei confronti della Giunta, che non si sa bene perché ha deciso di scrivere la parola “fine” sul progetto. Il consorzio, vista la relazione dell’architetto Barbieri, ha chiesto e chiede ancora un’audizione pubblica aperta a tutti gli interessati per palesare, al di là di ogni ragionevole dubbio, le proprie argomentazioni». E prosegue: «La variante decreterebbe il fallimento del progetto che prevedeva la realizzazione di un importante sviluppo terziario di fronte all’aeroporto e delineerebbe un percorso alternativo per quest’area attraverso l’attuazione di non meglio identificati servizi connessi con la piattaforma aeroportuale, con una capacità edificatoria ridotta del 90%. Il quesito che pone il consorzio pone è che prima di sancire la morte di un progetto, di grande valenza strategica regionale, si dovrebbe fare ogni sforzo per “salvare il paziente”. Anche perché il Consorzio, nonostante i contenziosi ancora in atto, ha continuato ad operare in modo costruttivo per favorire la realizzazione del progetto». Infatti, tre dei quattro fabbricati da destinare ai cittadini in sostituzione delle loro case interne all’Ata, sono già stati completati e consegnati. Ci sono tutti i presupposti per procedere, nonostante la crisi economica. Il Consorzio ha la volontà e i mezzi per sviluppare l’intervento. La prova sta nel fatto che Satac, proprietaria del 90% delle aree e titolare delle autorizzazioni commerciali, a dicembre ha comunicato che il socio Praga Holding, attraverso una società controllata al 100%, ha alzato la sua partecipazione nel progetto dal 51 al 100%, investendo nuovi capitali. Cosa totalmente ignorata dall’Amministrazione. Il Comune con quella variante rinuncerebbe a 2.500 posti di lavoro (oltre all’indotto stimato in 2.200), 1 milione di euro annui di Imu, l’imposta sulla pubblicità, gli investimenti infrastrutturali quantificabili in 30 milioni di euro e gli oneri concessori compresi tra i 5 e i 18 milioni».
Il sindaco Marsaglia rinvia le accuse al mittente: «Più di sette anni fa fu firmato un accordo che disciplinava le condizioni per la realizzazione del progetto tra i proprietari delle aree ed il Comune. Sei anni fa venne approvato lo strumento urbanistico per la costruzione del centro commerciale e il Comune rilasciò le necessarie autorizzazioni. Da allora attendiamo che si parta, nel pieno rispetto delle norme del Piano particolareggiato e della legge 56/77. Purtroppo il proponente privato si è reso inadempiente, prima rifiutandosi di proporre la convenzione attuativa, poi di sottoscrivere quella notificata dal Comune. Al contrario, ciò che era in capo alla pubblica amministrazione è stato fatto. Rigettiamo dunque l’accusa di non voler realizzare il progetto. Gli anni di attesa lo dimostrano. È però evidente che se ci fossimo fatti convincere dalle insistenti e audaci proposte dei privati ad azzerare tutta la procedura attivata sin qui, mediante la variazione della convenzione notificata (e quindi realizzando un progetto diverso), certo si sarebbe potuto parlare di “tradimento” nei confronti dei cittadini e di speculazione edilizia. Come sindaco ho il preciso dovere di non privilegiare nessuno e di tutelare tutti gli aventi diritto. Il Comune aspetta da 800 giorni la firma della convenzione e le garanzie. Il resto sono parole».
«Non affossate il progetto aree Ata»