Un furgone pickup nel bel mezzo di piazza Vittorio a Torino: come se non bastasse, in una delle giornate più calde dello shopping natalizio: sabato 24 dicembre. A bordo del veicolo, microfono alla mano e chitarre sguainate protagonisti dell’insolito flash mob rock c’erano i Red Coffee. Ovvero, Nadir, Alessandro e Gabriella. Il gruppo, per un quarto torinese e per il resto made in Ciriè è nato sei mesi fa. E da subito si è fatto portavoce del disagio sociale «provocato dal governo dei potenti». «Volevamo proporre un pezzo legato in qualche modo al clima politico del momento – spiega Gabriella Catalano – Una canzone per far capire a chi ci governa che ci potrà controllare dal punto di vista economico ma l’anima, lo spirito saranno sempre liberi di esprimersi». Un messaggio quasi metafisico, ammette la stessa band, che però non definisce la loro musica “di protesta”. Puntualizza la cantante: «Noi non ci sentiamo sfigati o stupidi, non siamo arrabbiati. Il messaggio che lanciamo è carico di consapevolezza. Abbiamo capito il gioco dei potenti, sappiamo che, indipendentemente dalla loro bandiera politica, ci stanno prendendo in giro. Quello che vogliamo fargli capire è che prima o poi ci sarà una reazione. La realtà deve cambiare». Brano scelto per la performance di piazza Vittorio è stato “When I hear my name” dei White Stripes. Tradotta, la canzone recita. «Quando vedo il mio volto mi viene voglia di sparire». È proprio questo, secondo Gabriella, quello che dovrebbero pensare i potenti guardandosi allo specchio. «Perché ci schiacciano, ci opprimono, non lasciano spazio». Anche la scelta di interrompere gli intenti a fare gli ultimi acquisti di Natale è stata studiata. «C’è manovra economica che dovrebbe salvare il Paese, ma la gente è senza soldi e molti i regali non hanno potuto farli. Bisogna ricordare anche questo».
Il flashmob rock indignato dei Red Cofee