La montagna scende in piazza per protestare contro il taglio delle Comunità montane, voluto dalla Giunta regionale guidata dal presidente Roberto Cota. Tanti amministratori, ma soprattutto i dipendenti, si sono dati appuntamento martedì 20 dicembre sotto gli uffici di Palazzo Lascaris. «Questa manifestazione ha dimostrato quanto la montagna abbia bisogno di attenzione. Le duecento persone scese in piazza hanno chiesto il diritto allo sviluppo delle Terre Alte – afferma Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte – rimarcando la completa inutilità della soppressione delle Comunità montane prevista da un disegno di legge approvato dalla Giunta regionale la scorsa settimana. Un progetto assurdo, capace solo di mettere in crisi un sistema di governance del territorio (il 53% del Piemonte), con quarant’anni di storia, dove lavorano 435 dipendenti, più altrettanti nell’indotto, e che ha un bilancio complessivo di 80 milioni di euro a fronte dei 20 trasferiti dalla Regione». Una protesta organizzata dai sindacati – ovvero Cgil, Cisl e Uil – che hanno voluto dare un segnale forte a pochi giorni dalle festività natalizie. «Ogni anno, da quando c’è la Giunta di centrodestra, ci troviamo ad affrontare il problema dei finanziamenti alle Comunità montane – scrivono i sindacati in un comunicato congiunto – e ora è stato presentato un disegno di legge che ne prevede addirittura la cancellazione. La mancata approvazione del bilancio di previsione da parte della Regione determinerà l’impossibilità di approvare i bilanci degli Enti locali, facendo cadere nell’indeterminatezza tutti i servizi svolti, senza dimenticare il pagamento degli stipendi. Tutto questo è inaccettabile: per questo scendiamo in piazza per la difesa dei posti di lavoro, dei servizi ai cittadini e del territorio montano». In prima fila, diversi amministratori provenienti dalle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone e dall’Alto Canavese. Oltre ai due presidenti, Celestina Olivetti ed Alessandro Gaudio, c’erano molti sindaci, assessori e consiglieri del nostro territorio. «Non capiamo il senso di questo disegno di legge – allarga le braccia il sindaco di Varisella, Mariarosa Colombatto – andava bene così com’era prima. Oggi, invece, si attacca la montagna, con il rischio di lasciare a casa i dipendenti che, un domani, non potranno essere presi in carico dai Comuni». Mauro Marucco, primo cittadino di Balme, non le manda a dire: «La nostra è l’unica Regione a voler sopprimere le Comunità montane – tuona – evidentemente i beni del territorio fanno gola a molti, e penso al nostro acquedotto».
Contro i tagli alle Comunità montane